Il Cilento


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Il Cilento, ossia Lucania occidentale, è una subregionemontuosa della Campania in provincia di Salerno che si protende come una penisola tra i golfi di Salerno e di Policastro, nella zona meridionale della regione, dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità.
Fino alla creazione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano il territorio cilentano era individuato tra i paesi ai piedi del Monte della Stella (1.131 m) e altri delimitati a est dal Fiume Alento. Per ragioni oggettive si è voluto estendere il Cilento a buona parte della provincia costiera e interna meridionale di Salerno. Anticamente il Cilento era parte della Lucania (insieme con il Vallo di Diano e il golfo di Policastro). Ne è rimasto segno nel dialetto, nelle tradizioni gastronomiche e nella toponomastica (Vallo della Lucania, Atena Lucana).

La Storia

Mitologia

Il Cilento da millenni ha ispirato poeti e cantori. Molti dei miti greci e romani che sono alla base della nostra cultura occidentale, sono stati ambientati sulle sue coste. Il mito più famoso è quello dell’isola delle sirene, nell’Odissea. Quelle creature malefiche che, secondo Omero, irradiavano un canto che faceva impazzire i marinai di passaggio, portandoli a schiantarsi con le imbarcazioni sugli scogli. L’isoletta che ispirò il Cantore dell’antichità probabilmente è quella di fronte a Punta Licosa, a sud nei pressi di Castellabate. Di fronte al suo mare Ulisse si fece legare all’albero di maestra per ascoltare quell’ingannevole canto. Un altro mito importante è quello di Palinuro, il nocchiero di Enea. Durante il viaggio verso le coste del Lazio cadde in mare insieme al timone. Si aggrappò al relitto e per tre giorni ingaggiò un’estenuante lotta contro le onde infuriate. Ma quando stava finalmente per mettersi in salvo sulla riva, fu barbaramente ucciso dagli abitanti di quei luoghi: da allora quel promontorio (dove sorge il paese di Palinuro) prese il nome di Capo Palinuro. Altro mito, è quello di Giasone e gli Argonauti che, una volta fuggiti dalla Colchide, per ingraziarsi la dea Era si fermarono presso il suo santuario alla foce del fiume Sele (l’attuale Santuario di Hera Argiva). Dalla preistoria ai grandi filosofi greci.
Lasciamo la leggenda e la forza dell’immaginario per la storia vera dell’uomo, che in questa terra ha trovato ospitalità da almeno mezzo milione di anni. Tracce della sua presenza sono evidenti dal Paleolitico medio al Neolitico, fino alle età dei metalli. I primi uomini vissero nelle grotte costiere del Cilento a Camerota, dove si sono scoperti i resti dell’omo camaerotensis. A Palinuro, dove si sono rinvenuti materiali dell’industria della pietra. Nelle grotte di Castelcivita, a San Giovanni a Piro e a San Marco di Castellabate, dove si sono ritrovati reperti paleolitici. A Capaccio e a Paestum, dove sono emersi corredi funerari di età neolitica della locale civiltà del Gaudo. La scoperta di manufatti e utensili provenienti dal vicino Tavoliere pugliese o dalle isole Lipari, inoltre, ci dicono che già allora il Cilento fu crocevia di scambi: percorsi di crinale nell’interno lo mettevano in contatto con le altre civiltà appenniniche (vie della transumanza e traffici, luoghi di culto e di mercato); mentre il mare lo avvicinava alle civiltà nuragiche, a quelle egee e mediterranee. Poi tra il VII e il VI secolo a.C. arrivarono i Greci. I Sibariti, discendenti degli Achei, fondarono Posidonia: divenuta in epoca romana Paestum. Nello stesso periodo per mano dei Focesi, provenienti dall’Asia Minore, sorse Elea (poi divenuta la Velia romana): il fiorente centro cilentano ospiterà la Scuola Eleatica di filosofia, l’artefice è Senofane nel VI secolo a.C., e quella medica da cui trasse origine l’importante Scuola Medica Salernitana, madre della moderna medicina occidentale. Mentre a Paestum si continuò a battere moneta, diritto tramandato dagli Achei (esperti in quest’arte), anche in epoca romana. Patrimonio mondiale dell’umanità. Il filo della storia cilentana si dipana fino ai giorni nostri cucendo avvenimenti grandi e piccoli. Legando vicende romane (Cesare Ottaviano Augusto ne fece una provincia per allevare gli animali e coltivare alimenti destinati alle mense romane), a fatti medievali importanti (il Principato longobardo a Salerno, l’avvento dei monaci Basiliani e Benedettini, la nascita della Baronia con i Sanseverino, la loro rivolta a Capaccio nel 1242 contro Federico II), fino ai “moti del Cilento” del 1828, con l’insurrezione contro Francesco I di Borbone e i suoi ministri, e alla successiva epopea del brigantaggio contro l’invasione Sabauda. Tracce, ricordi, monumenti, culture, sentieri legati a questa ricca storia oggi sono salvaguardati anche grazie al Parco Nazionale del Cilento. E grazie a quegli importanti riconoscimenti internazionali conseguiti di recente. Il primo è del giugno 1997, che ha visto l’inserimento del Cilento nella prestigiosa rete delle Riserve della biosfera del Mab-Unesco (dove Mab sta per “Man and biosphere”): su tutto il pianeta (in oltre 80 stati) si contano circa 350 di queste particolari aree protette, che servono per tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile con la natura e la cultura. Così il Parco del Cilento oggi, oltre ai suoi preziosi habitat naturali, può a maggior diritto salvaguardare quegli scenari consacrati dalla storia dell’uomo e permeati dalle sue tradizioni: borghi e antichi sentieri, anche se a “macchia di leopardo” in un ambiente più ampio da difendere e da promuovere. Il parco, infatti, se giovane, è visto da molti come speranza e strumento dello sviluppo del Cilento. Secondo riconoscimento nel 1998 con il suo inserimento insieme ai siti archeologici di Paestum, Velia e il Vallo di Diano, nella lista di patrimonio mondiale dell’umanità. Questa consacrazione rinforza il valore di questo “Paesaggio vivente”, riconoscendone il ruolo delle civiltà che lo hanno frequentato e popolato nel corso dei millenni. “Come le specie naturali anche i popoli hanno trovato in questi luoghi i contatti, gli incroci e le fusioni, l’arricchimento del patrimonio genetico” si legge nella candidatura del Parco, “nel Cilento si realizza l’incontro tra mare e montagna, occidente e oriente, culture nordiche e africane”.

Geografia

Posizione

La zona è limitata a nord dalla catena dei monti Alburni e a est dal Vallo di Diano. Se ne fa derivare il nome da cis Alentum (“al di qua dell’Alento”), quantunque il fiume non ne segni più il confine. L’ipotesi di una nuova provincia.
All’inizio degli anni novanta fu proposta la costituzione di una sesta provincia campana, quella del Cilento e del Vallo di Diano, che avrebbe compreso tutti i comuni della provincia di Salerno oltre i confini del fiume Sele, oltre i confini comunali di Eboli, Olevano sul Tusciano, Montecorvino Rovella e Acerno. Piuttosto lontana dall’essere realizzata, la nuova provincia ebbe anche la questione della scelta di un capoluogo. Le 4 candidate erano Vallo della Lucania (in posizione centrale), Agropoli (la più popolata, situata a nord), Sala Consilina (il centro maggiore del Vallo di Diano) e Sapri (centro principale del Cilento meridionale e maggiore nodo ferroviario). In quel periodo vi furono vari convegni (anche televisivi, in ambito regionale) che vedevano promotori della nuova provincia a 4 teste i sindaci delle 4 cittadine sopra citate, ma poi l’iter rimase de facto lettera morta.

Le Tradizioni

Prendendo in prestito dalla biologia il concetto di patrimonio genetico, si può dire che, nei paesi Cilentani, se la cultura ne avesse uno allignerebbe nelle antichissime tradizioni contadine. Addirittura importate da quei coloni Greci che raggiunsero questi lidi quasi 3000 anni fa. Esempi evidenti sono nelle numerose manifestazioni folcloristiche che si tramandano da secoli nei centri del Parco. È il caso di Casaletto Spartano, dove il 1° maggio gruppi di giovanotti questuanti, vanno di casa in casa a chiedere legumi di ogni tipo. Vengono cotti separatamente e poi la sera nella piazza del paese sono preparati tutti insieme (13 tipi diversi) in una grande caldaia e conditi con olio e sale. I paesani ne prendono una porzione come augurio di prosperità e abbondanza dei raccolti. Questo caratteristico piatto, con qualche variante, è consumato anche a Ispani, dove si chiama “cuccìa”, dal greco “kykeon” miscuglio: in questo comune, e precisamente nella frazione di San Cristoforo, viene allestita ogni anno ad agosto la Sagra della Cuccìa, con giochi per adulti e bambini, una sfilata di costumi d’epoca e al culmine della serata viene servito il tradizionale piatto. Quest’ultimo è noto anche a Cicerale dove si chiama “cecciata”, a Castel San Lorenzo e Stio noto come “cicci maritati”, a Pellare, Moio, Vallo della Lucania. Mentre a Castellabate i cicci si cuociono nel giorno dei morti. Un cibo rituale analogo era la pansperma, ottenuta dalla mescola di tutti i semi, presente nella Grecia arcaica: ne ha parlato nel Timeo il grande Platone a proposito dell’azione divina della semenza universale. Un altro esempio di ricchezza di tradizioni, questa volta religiose, sono i riti della settimana santa.
Ricordiamo anche il territorio di Trentinara, noto anche come la terrazza del Cilento. Qui all’ombra del monte Vesule, ogni anno si svolge la tradizionale “Festa del Pane e delle tradizioni Contadine”, particolare nell’allestimento e nei prodotti tipici locali, con danze e canti popolari avvolti da un’atmosfera d’altri tempi.
Il venerdì Santo nell’area del Monte Stella si svolgono le processioni delle “congreghe”, lungo percorsi di sofferenza: “Visita ai sepolcri”. Ogni paese ha la sua. Queste confraternite laiche escono dal proprio paese per andare a rendere omaggio alle chiese di quelli vicini, e solo dopo andranno nelle proprie. Indossano i classici sai e cappucci bianchi, con una mantella corta, e a coppia di due, guidati dal priore e al ritmo dei colpi di un lungo bastone, si inginocchiano davanti al sepolcro. Finita la cerimonia sono accolti dai paesani con dolci e vino.
Un altro piatto tipico del cilento e in particolare di Palinuro sono dei gustosi rotoli di pizza, spesso conosciuti come le Viviane, imbottiti con una base di pomodoro e mozzarelle e farciti a piacere.

Ambiente

Un secolare albero d’Olivo nel centro di Ascea. L’olivo è uno dei “simboli” della terra cilentana.
Il gruppo montuoso del Cilento è a tavolieri, con allineamento principale verso l’Appennino, ma, per l’erosione esterna che l’ha inciso in più sensi, ha un’orografia complicata e confusa. È costituito da calcare del Cretaceo e da dolomia, perciò vi si verificano dei fenomeni carsici. Le vette più importanti sono il Monte Cervati (m. 1899),la catena degli alburni(1746MT il Monte Gelbison (o Monte Sacro) (m.1705), il Monte Bulgheria (m.1225) che, pur superato da altre cime, spicca per il suo isolamento.
Il Cilento ha boschi di faggi e di lecci, è scarsamente popolato e impervio e i suoi centri maggiori si trovano a notevole altezza, anche sopra i 600 m.

Parco Nazionale

Dal 1991, in seguito all’istituzione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, gran parte del territorio del Cilento è protetto. Rientrano nell’area protetta circa 181.000 ettari di territorio, 8 comunità montane e 80 comuni. La sede istituzionale dell’ente parco è situata nel centro più importante dell’area, Vallo della Lucania.
I comuni che ricadono nell’area del parco sono 80:
Agropoli, Acquara, Ascea, Auletta, Bellosquardo, Buonabitacolo, Camerota, Campora, Cannalonga,Capaccio,Casalvelino, Casalbuono,Casaletto Spartano,Caselle in Pittari, Castel San Lorenzo, Castelcivita, Castellabate, Castelnuovo Cilento, Celle di Bulgheria, Centola, Ceraso, Cicerale,Controne, Corleto Monforte, Cuccaro Vetere, Felitto,Futani, Gioi, Gingano,Laureana Cilento, Laurino, Laurito,Lustra,Magliano vetere, Moio della Civitella, Montano Antilia,Monte san Giacomo, Montecorice,Monteforte Cilento, Montesano Sulla Marcellana, Morigerati, Novi Velia, Omignano, Orria, Ottati, Perdifumo, Perito, Petina, Piaggine, Pisciotta, Polla,Pollica, Postiglione, Roccadaspide, Roccagloriosa, Rofrano, Sacco, Roscigno, Salento, San Giovanni a Piro,San Mauro Cilento, San Mauro la Bruca,San Pietro al Tanagro, San Rufo,Santa Marina, Sant’Angelo a fasanella, Sant’Arsenio, Sanza, Sassano, Serramezzana, Sessa Cilento, Sicignano degli Alburni, Stella Cilento, Stio, Teggiano, Toirre Orsaia, Tortorella, Trentinara; Valle dell’angelo, Vallo della Lucania.
I comuni che ricadono in area contigua del Parco sono 15:
Albanella, Alfano,Atena Lucana, Caggiano,Ispani, Ogliastro Cilento, Padula,Pertosa, Prignano Cilento, Rutino, Sala Consilina, Sapri, Torchiara, Torraca, Vibonati
Per ragioni geografiche i comuni del Cilento vengono tradizionalmente ripartiti in 5 differenti aree:

  • Alto Cilento è il territorio attraversato dal fiume Alento ed è delimitato tra il Monte Stella e Punta Licosa, corrisponde al nucleo originario del Cilento; tale zona ricomprende i comuni di Agropoli, Castellabate, Cicerale, Laureana Cilento, Lustra, Montecorice, Ogliastro Cilento, Prignano Cilento, Perdifumo, Rutino, Salvitelle, Serramezzana, Sessa Cilento e Torchiara.
  • Cilento Centrale è l’area circoscritta tra il massiccio del Monte Gelbison e la fascia costiera delimitata dalla penisola di Punta Licosa e la penisola di Capo Palinuro; il territo ricomprendente i Comuni di Ascea, Cannalonga, Casalvelino, Castelnuovo Cilento, Ceraso, Gioi Cilento, Moio della Civitella, Novi Velia, Omignano, Orria, Perito, Pollica, Salento, San Mauro Cilento, Stella Cilento e Vallo della Lucania. Tali insediamenti sorgono nella prossimità del Monte Gelbison.
  • Basso Cilento è il territorio delimitato dai bacini idrografici dei fiumi Bussento, Lambro e Mingardo, comprendente nella parte nord il massiccio del Monte Bulgheria, includendo la costa da Capo Palinuro fino alla parte più settentrionale del golfo di Policastro che appartiene alla Campania; l’area del Basso Cilento comprende i Comuni di Alfano, Camerota, Casaletto Spartano, Caselle in Pittari, Celle di Bulgheria, Centola, Cuccaro Vetere, Futani, Ispani, Laurito, Montano Antilia, Morigerati, Pisciotta, Roccagloriosa, Rofrano, San Giovanni a Piro, San Mauro La Bruca, Santa Marina, Sapri, Torraca, Torre Orsaia, Tortorella e Vibonati.
  • Valle del Calore e Alburni è la zona che si snoda lungo il percorso del fiume Calore Lucano che nasce sul Monte Cervati, scorre ai lati dei monti Alburni e si congiunge a nord col fiume Sele, quest’ultimo rappresenta l’estremo confine settentrionale del Cilento; l’area comprende i comuni di Albanella, Altavilla, Aquara, Auletta, Bellosguardo, Caggiano, Campora, Capaccio, Castel San Lorenzo, Castelcivita, Controne, Corleto Monforte, Felitto, Giungano, Laurino, Magliano Vetere, Monteforte Cilento, Ottati, Petina, Piaggine, Postiglione, Roccadaspide, Roscigno, Sacco, Sant’Angelo a Fasanella, Serre, Sicignano degli Alburni, Stio, Trentinara e Valle dell’Angelo.
  • Vallo di Diano è un vasto altopiano attraversato dal fiume Tanagro e delimitato tra il massiccio del Monte Cervati a sud e gli appennini lucani a nord; il territorio comprende i Comuni di Atena Lucana, Buonabitacolo, Casalbuono, Monte San Giacomo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Pertosa, Polla, Sala Consilina, San Pietro al Tanagro, San Rufo, Sant’Arsenio, Sanza, Sassano e Teggiano.

(Tratto da Wikipedia)